Architettura arte sacra e liturgia

Dichiarazione dei Vescovi
IL BASTONE DELLE STREGHE 

Rami biforcuti come corna e lingue di rettile

La simbologia dei bastoni (o rami) biforcuti "come corna e lingue di rettile" è associata in questa incisione del XVI° sec. alla pratica della stregoneria. Il serpente e le corna sono entrambi simboli del diavolo. "Hans Baldung è il migliore allievo di Dürer e nel 1510 crea un’incisione che avrà fama imperitura nell’apparato iconografico delle streghe. Vi sono rappresentate delle fattucchiere nude, due giovani, con capelli lunghi e carni burrose, due vecchie, dai corpi macilenti e dalla gestualità esasperata. Due streghe sono ritratte in volo, la più vecchia seminascosta dalle nuvole, la più giovane a cavallo di un caprone, che levita grazie alla magia nera. Il convegno malefico si svolge sotto ad un albero scheletrito dai rami biforcuti come corna o lingue di rettile". (Tratto da: STRIGAE ET LAMIAE - Storia dell’iconografia delle streghe I Dall’Antichità al XVI Secolo). Da notare la presenza dei quattro bastoni biforcuti di cui uno in mano alla strega che vola. 

Nella seconda foto emerge la stravagante ferula recentemente usata al sinodo dei giovani.La ferula papale detta anche croce astile è appunto sormontata da una croce ma in questo caso la croce non c'è; l'asta costituita da un bastone di bambù termina con una biforcazione dei rami. Il chiodo che infilza le due corna della biforcazione allude alla Crocifissione. Uno dei chiodi simbolo della Crocifissione del Cristo adoperato come un piercing che attraversa i due rami rappresentanti la lingua biforcuta. Con il linguaggio dei segni viene presentata così una parodia del Crocefisso. Al centro tra le due corna appare esservi ritratta una testa umana con uno strano copricapo e dal volto rivolto verso il basso.Sulla sinistra sembra emergere una mano che appena fuoriesce dalla veste; dunque non si tratta di un uomo crocefisso. Chi può essere questo personaggio appena accennato ed inserito in un tale contesto di profanazione ? L'espressione arcigna del volto non trova corrispondenza con l'iconografia del Cristo.Una composizione avulsa dalla tradizione che si esprime nel segno di un inquietante feticcio dove l'interpretazione simbolica ne rivela tutta la carica blasfema. 
Le ultime due immagini rappresentano la scena delle tre streghe nelle due celebri versioni cinematografiche del Mabtech di Orson Welles (1948) e Roman Polanski (1971).
Claudio Mecozzi




Articolo di Aldo Maria Valli




Arte e simbologia


LA CHIESA DI S.ANTONIO DI PADOVA A FERMO 


L'architettura e i restauri

Il 13 Giugno 2017 ho partecipato alla S. Messa nella neo-restaurata chiesa di S.Antonio di Padova a Fermo. Ho potuto osservare un buon lavoro di restauro della copertura e delle altre parti costituenti la struttura. Anche per le quattro pareti realizzate da moderne vetrate artistiche ho notato un appropriato intervento di ripristino strutturale. La chiesa di S.Antonio di Padova a Fermo progettata nei primi anni settanta dall'ing. Lino Fagioli costituisce  testimonianza di una architettura moderna in continuità con la tradizione. La pianta della navata è generata dalla figura geometrica del quadrato simbolo dell'umano e lo slancio verticale è segno della tensione verso Dio. Sono caratteri questi che nell'impostazione simmetrica contrassegnano le chiese della cristianità dall'età medioevale sino all'epoca moderna.I nuovi materiali della modernità consentono sintesi strutturali del tutto nuove ed ecco che nella chiesa di S.Antonio a Fermo le pareti, le falde di copertura e la torre sono risolti in un unico essenziale gesto compositivo. Le quattro travi che sorreggono la copertura percorrono in direzione diagonale la navata quadrata e formano al centro una stella a quattro punte da cui si diparte lo scatto verticale della torre. Questa riassume con un segno basilare il tiburio, la lanterna e la cella campanaria e le campane sono sostituite dagli altoparlanti. Nella torre rastremata verso l'alto viene così rimarcato ed enfatizzato in forma nuova null'altro che il valore simbolico dello slancio verso il Cielo. Le inclinazioni e le sporgenze delle otto falde di copertura disegnano attorno alla torre un ottagono regolare. Le figure geometriche e gli elementi propri della tradizione sono riletti nella trasformazione della tipologia storica attraverso il linguaggio del moderno. Un opera di architettura contemporanea espressione di una sintesi figurativa radicale derivante dalla straordinaria capacità di plasmare il cemento armato  che in Pier Luigi Nervi ebbe  il maestro indiscusso. Nella Chiesa di S. Antonio di Padova a Fermo è  dunque ancora possibile riconoscere la matrice tipologica storica; la capacità di interpretare la modernità in continuità con le identità culturali dei popoli.


Sperimentalismo

Nell'analisi della chiesa di S. Antonio a Fermo è necessario partire da una fondamentale distinzione: da un lato vi è la chiarezza compositiva delle linee strutturali che contraddistinguono l'opera architettonica e dall'altro vi è una concezione dello spazio liturgico di carattere sperimentale. Siamo infatti negli anni dell'immediato post Concilio VII ed il progettista ha dovuto sottostare a direttive sulla progettazione dell'interno del tutto inedite. La cattiva interpretazione del Concilio VII  ha imposto a partire da quegli anni una vera e propria rivoluzione della spazialità liturgica che nei secoli si era organicamente configurata in continuità con la tradizione ( ermeneutica della continuità e della rottura - J. Ratzinger - Benedetto XVI°). Basti pensare solo all'altare rivolto verso il popolo e a tutto ciò che ne deriva. Distintamente è da considerare la soluzione triangolare del portale ripetuta specularmente sulle altre tre pareti delimitanti la navata; una scelta anche questa a mio avviso "suggerita". Il triangolo  in cemento armato al centro delle pareti vetrate si impone con la sua vistosa figuratività, tuttavia non dialoga con nessuna delle parti costituenti la composizione finendo per risultare una sovrapposizione, un aggiunta estranea al contesto. Il triangolo del portale non è generato dalla struttura come avviene per la torre con cui viene esaltata la metodologia compositiva del Fagioli dove le forme sono conseguenziali  è nulla vi è di gratuito. Non segue neanche la inclinazione delle pendenza delle falde di copertura che avrebbe potuto contraddistinguere l'architrave del portale all'estradosso, mantenendo orizzontale l'intradosso. Man mano si sono aggiunti gli apporti iconografici ad opera di diversi artisti, dove dalla modernità interpretata come rottura con il passato alla profanazione il passo come vedremo si è rivelato breve. L'analisi artistico-teologica della spazialità interna, delle pareti vetrate, degli altorilievi dell'altare e più in generale dell'intero apparato iconografico della chiesa  sin ad ora compiuta è aperta ad ulteriori contributi ed approfondimenti. Differenti sensibilità critiche risulteranno utili a migliorare la conoscenza e la interpretazione dei fedeli.I recenti lavori di restauro, correttamente eseguiti e rispettosi di tutto l'esistente hanno dunque avuto il merito di rimettere in luce nel bene e nel male i diversi aspetti che contraddistinguono la chiesa di S. Antonio di Padova a Fermo.


Geometrie e spazialità inquietanti 

Il portale architravato o arcuato simboleggia Cristo ma in questo caso è insolitamente realizzato in forma triangolare. All'interno le figure geometriche dei quattro triangoli intonacati di bianco emergono in tutta evidenza per contrasto dalle quattro vetrate colorate. Ne deriva una inconsueta enfatizzazione del triangolo che oltre a caratterizzare il portale si pone sulla parete absidale facendo da sfondo all'altare stesso. L'esaltazione del simbolismo architettonico del triangolo - estranea alla tradizione figurativa delle chiese cristiane - domina prepotentemente lo spazio. All'interno,dove viene definito lo spazio liturgico le forme dell'architettura anzichè confermare la tensione verso l'alto convergono insolitamente verso il basso.Il luogo dei fedeli è costituito da gradinate gravitanti verso il sottosuolo che obbligano ad accostarsi all'altare con un movimento discendente. La figura geometrica circolare contraddistingue il luogo dell'altare il quale poggia ad una quota inferiore rispetto alla navata.Lo spigolo inferiore dell'altare è distaccato dal basamento contribuendo a dare l'impressione di un altare che emerge da sottoterra. L'alto ed il basso rappresentano per eccellenza i due luoghi simbolici in antitesi; l'uno è il luogo del Paradiso dove abita Dio l'altro è il luogo dell'Inferno dimora del Satana. E' uno spazio liturgico concepito tutt'attorno ad una fossa dove viene espressa una simbologia ed una figuratività aliene alla tradizione della Chiesa. Sembrerebbe come uno spazio predisposto per una liturgia nuova,differente; ma per dare il culto a chi? La forma dell'altare è nella tradizione consolidata della Chiesa quella rettangolare (quadrata), come mai in questo caso viene preferita quella circolare? L'altare circolare è espressione della concezione ciclica del tempo propria dei culti pagani; la concezione del tempo cristiana è lineare. L'altare circolare è espressamente proibito dalle norme CEI. All'esterno vi è  l'anomalia della croce sulla sommità della torre che anzichè esser (come d'uso) bidimensionale (latina,greca,etc) e rivolta nella direzione della facciata secondo l'asse liturgico è insolitamente tridimensionale. Non è questa la forma della croce del Cristo crocefisso. Non manca una qualificata interpretazione cristiana sulla simbologia della croce a sei braccia (Clemente d'Alessandria) ma altrettanto ve ne sono di gnostiche ed esoteriche. Da che deriva una tale inusuale scelta?


La bestemmia al Crocefisso e il culto del serpente

All'interno ciò che salta immediatamente agli occhi è la soluzione iconografica espressa in due elementi fondamentali (fuochi) dello spazio liturgico quali sono il Crocefisso ed il tabernacolo. Entrambi sono espressioni di carattere scultoreo collocate al centro della chiesa nell'area presbiteriale presumibilmente già da alcuni anni. Queste due opere non sono state oggetto dei lavori di restauro se non per una essenziale ripulitura. Del Crocefisso colpisce il corpo dai caratteri non completamente  maschili che si palesano inequivocabilmente nei lineamenti del volto. La scarsa peluria della barba non riesce ad occultare il profilo dai tratti femminili, visibili a partire dal contorno della bocca e degli occhi.Piuttosto insolito è il perizoma costituito  da una fasciatura che aderisce al corpo svelandone la zona pubica di cui sconcerta l'assenza di sporgenze anatomiche. Un pube piatto conforme alle fattezze del femminile più che a quelle del maschile. Ciò che viene mostrato ai fedeli è un Crocefisso transgender (effeminato), cos'altro? Perchè viene proposta una tale immagine avulsa dalla verità storica e dalla tradizione iconografica ? Nostro Signore Gesù Cristo è "l'uomo perfetto" (G.S.41) secondo l'Ordine della Creazione "maschio e femmina li creo" (Gn1,27).Cosa si vuol comunicare al popolo con un immagine di questo genere?  Tutti infatti sono in grado di riconosce la differenza tra un volto maschile da uno femminile. Chi ha commissionato tale opera? Cosa rappresenta in definitiva questo Crocefisso se non una bestemmia? Del tabernacolo colpiscono i segni lineari e morbidi dal cromatismo dorato che in tutta evidenza alludono a serpenti intenti ad entrare ed uscire dal loro covo. La sagoma delle serpi si evince dalle forme e dalle movenze tipiche dei corpi che con il ventre aderiscono alla superficie che fà da cintura al tabernacolo; in taluni casi sono chiaramente evidenti le code dal profilo rastremato.La testa e parte del corpo si infila invece nelle cavità e nei pertugi lasciando all'osservatore l'onere dell'immaginazione. Sono serpenti "vivi" e "liberi di muoversi" dall'inequivocabile significato simbolico ("..l'antico serpente,che è il diavolo,Satana.." Ap.20,2).Quello che viene mostrato è la raffigurazione di un tabernacolo concepito come un nido di serpi alle quali viene offerta in pasto l'Eucarestia. Un tabernacolo adatto per stare in un tempio satanico piuttosto che in una chiesa cattolica. Cos'altro dunque starebbe a significare se non un abominio?  Da qualche tempo ci vengono presentate non di rado espressioni artistiche dove ai luoghi dell'Eucarestia viene accostata l'immagine delle serpi. Composizioni che per lo più si esprimono  in forme astratte e/o simulate; modalità necessarie ad occultare il carattere estraneo del soggetto così interpretato rispetto ai motivi iconografici della tradizione. Serpenti portatori del loro inconfondibile significato simbolico che idealmente liberi si muovono nello spazio più sacro delle chiese quale è il santuario (presbiterio). Non vi è infatti alcun calcagno della SS.ma Vergine che li schiacci o lancia di S. Michele che li infilzi; se così fosse la loro presenza acquisterebbe tutt'altro significato e sarebbe non solo giustificata ma finanche auspicabile. Assistiamo invece a rappresentazioni di serpenti in libertà che si rivelano particolarmente inquietanti quando raffigurati negli oggetti della custodia e dell'esposizione delle Sacre Specie. La figura delle serpi che sormontano ed entrano all'interno del tabernacolo per cibarsi delle Ostie Consacrate ne esalta oltremodo l'esecrabile significato simbolico. Il muoversi dei serpenti a proprio agio in un tale anomalo spazio sacro appare come preludio per un diverso culto. Un culto che si palesa  e si contraddistingue negli aspetti terrificanti ancorchè propinati in modo rassicurante. Alla simbologia satanica delle serpi raffigurate sul tabernacolo fa da pendant la bestemmia nei confronti del Crocefisso;due gesti blasfemi che contribuiscono all'interpretazione dell'intera spazialità liturgica. Non dunque un episodio isolato ma una pluralità di elementi che investono caratteri fondamentali del luogo sacro e si confermano vicendevolmente nel loro empio significato. Le immagini parlano più delle parole. Sono segni dissacratori che ci indignano profondamente perchè profanano quanto abbiamo di più caro; la Persona di Nostro Signore Gesù Cristo Crocefisso ed il Sacramento della Sua presenza viva e reale in Corpo Sangue Anima e Divinità. 

arch.Claudio Mecozzi    (articolo scritto nel 2017)


UNA CHIESA CATTOLICA                  PARROCCHIALE

 La Chiesa risorge dalle macerie


"Non è cambiamento pastorale: è corruzione" di Gherard Müller*
La sana dottrina cattolica costituisce riferimento nell'elaborazione progettuale di una nuova chiesa. Una teologia della liturgia alterata non può che dar luogo a spazialità e figuratività alterate.
LA PERMANENZA DEL TIPO NELLA DOTTRINA E NELL'ARCHITETTURA DELLE NUOVE CHIESE 


La permanenza del tipo è uno dei criteri per riconoscere uno sviluppo sano della dottrina della Chiesa come ci spiega il cardinal Gherard Muller Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede. La nozione di tipo si presta immediatamente alla trasposizione in ambito architettonico consentendoci di considerare l'elaborazione compositiva delle nuove chiese in analogia con il corretto sviluppo della dottrina di cui la permanenza del tipo ne è principio essenziale. La permanenza del tipo in architettura richiede di essere riconoscibile e non astratta. La tipologia architettonica di questo progetto è quella della pianta ellittica espressione della fusione dalla pianta longitudinale con quella circolare e si connota nello sviluppo verticale dal tiburio. La tipologia a pianta ellittica  sviluppata in epoca barocca ha contraddistinto tutte le stagioni della modernità. Un esempio significativo è costituito dalla cappella dell'Università "La Sapienza" di Roma progettata da Marcello Piacentini ed inaugurata da Papa Pio XII nel 1947.


"Bisogna ripensare il modo di distribuire la comunione" di Robert Sarah*
LA TRADUZIONE ARCHITETTONICA DELLA RIFORMA LITURGICA

Lo spazio liturgico

La traduzione architettonica della riforma liturgica scaturita dal Vaticano II non modifica il luogo della liturgia eucaristica (luogo dell'Eucarestia) costituito dall'altare e dal tabernacolo. Non vi è l'imposizione di girare l'altare neanche nei documenti magisteriali successivi alla Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium. Il Cardinal Roberth Sarah Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti raccomanda la ripresa della celebrazione eucaristica "ad orientem". 

Il Vaticano II non stravolge il luogo della Parola che nell'epoca alto medioevale era rappresentato dall'ambone posto sulla navata.  Nel basso medioevo con gli ordini mendicanti l'ambone diventerà pulpito (luogo della predicazione)  confermato nello spazio liturgico dell'aula post-tridentina.  

La riforma liturgica valorizza la liturgia della Parola a partire dalla sua proclamazione. Il pulpito si ritrasformerà in ambone ed il seggio del sacerdote diverrà la sede; i due fuochi della Parola

La sede, riflesso della cattedra episcopale"esce" dal luogo dell'Eucarestia, e mantenendo la posizione laterale si porta in prossimità della navata-aula (similmente all'ambone). La sede in continuità con il seggio tridentino si costituisce l'unica vera novità spaziale della riforma liturgica del Vaticano II.
Per una retta liturgia di Aldo Maria Valli
Prospetto frontale delle versione cupolata allungata
«Il Papa non può ammettere l'intercomunione» di Willem Jacobus Eijk*

Immagine unitaria per metà facciata e per metà sezione trasversale. Il materiale costituente l'involucro esterno anzichè in muratura armata sarà in pannelli di legno xlam.
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