Ricostruzione post-sisma
Il restauro dell'edilizia storica minore tra teoria e pratica
Teorie del restauro
Quale è stata la teoria del restauro che ha sotteso alle normative tecniche che nei decenni successivi al dopoguerra hanno finito per imporre l'uso dei cordoli in calcestruzzo armato nel restauro dell'edilizia storica minore? L'introduzione dei cordoli in calcestruzzo armato nella muratura esistente (in breccia ed in sommità) comporta un esito strutturale diverso rispetto l'esecuzione degli stessi contestualmente alla muratura. Nel restauro dell'edilizia muraria tradizionale si è da sempre intervenuto con la tecnologia della muratura secondo i principi della Regola dell'Arte; in presenza di muratura danneggiata e/o vulnerabile si operava attraverso lo smontaggio ed il rimontaggio dei muri. Da ciò derivano tante trasformazioni avvenute durante i secoli negli edifici storici. Uno caso recente di ricostruzione post-sisma compiuta sostanzialmente ancora con modalità tradizionali e stato quello di Montefalcone App.no e Smerillo negli anni cinquanta (
https://www.cronachefermane.it/2017/05/22/montefalcone-smerillo-e-il-recupero-delle-macerie-unesperienza-lunga-mezzo-secolo/78811/). La diffusione del calcestruzzo armato ha trovato nel principio della
conservazione della materia
espresso dalla teoria del
restauro critico
la sponda ideale per il suo impiego sistematico nell'edilizia storica minore. La concezione del
restauro critico
(C.Brandi) richiede di essere intesa in modo unitario - dai più piccoli manufatti sino alla scala dell'architettura - costituendosi sostrato filosofico per le Norme Tecniche delle Costruzioni. La teoria del
restauro critico
richiede di conservare quanto più possibile la materia originaria rifuggendo da qualsivoglia pratica di ripristino.Pertanto coerentemente a tale principio, pur di non smontare e rimontare la muratura si è arrivati ad inserire al suo interno di tutto e di più aumentando i costi degli interventi con dubbia durabilità e scarsa efficacia. Il restauro strutturale della muratura si è trasformato in "restauro di imbalsamazione" (P. Marconi).
Teoria e pratica
Il valore di una teoria non può prescindere dall'esperienza concreta. I danni causati dal terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016 mostrano ancora una volta l'incongruità del calcestruzzo armato nell'edilizia storica minore. Si è potuto constatare (ispezioni dirette ed immagini pubblicate) come molti degli edifici storici danneggiati erano stati oggetto di recenti restauri di cui si evidenziavano i cordoli e solai in calcestruzzo amato. Si è così avuto conferma - se ce ne fosse stato ancora bisogno - di ciò che si era ampiamente compreso con il terremoto di Marche e Umbria nel 1997.Non sì può sfuggire da una sana autocritica perchè se non si impara dagli errori non vi è progresso; è del tutto evidente che occorre cambiare strada. I principi del restauro critico è bene che siano sottoposti effettivamente a critica almeno per come sono stati applicati per circa mezzo secolo nell'edilizia storica minore.Anzitutto vi è l'esigenza operativa che le Norme Tecniche delle Costruzioni giungano a distinguere più adeguatamente le diverse tipologie murarie esistenti considerate sino ad ora in modo onnicomprensivo ( NTC 2018). Al contempo è auspicabile un differente approccio metodologico visto gli insoddisfacenti risultati ottenuti sin ad ora. E' piuttosto la teoria del restauro stilistico
- di cui uno dei principali esponenti è stato il compianto prof. Paolo Marconi – a costituirsi più adeguato riferimento per gli interventi sull'edilizia storica minore.La teoria del restauro stilistico
lungi dal considerare intoccabile la materia fà del ripristino il principale assunto operativo. E' l'esperienza di millenni a renderci consapevoli che la metodologia più efficace per restaurare la muratura storica è la muratura stessa nell'individuazione dei necessari rifacimenti ed aggiunte; è questa la buona pratica di sempre capace di offrire le migliori garanzie di sicurezza e durata. Un principio certamente di più complessa applicazione nei riguardi dei monumenti architettonici -non per niente sottoposti a tutela- ma che può costituirsi facilmente primario riferimento per l'edilizia storica minore; sopratutto dinanzi alla necessità di una ricostruzione post-sisma. Nelle procedure tecnico-amministrative della ricostruzione post-sisma 2016 non è prevista la distinzione della muratura storica nell'ambito più generale della muratura esistente.Tuttavia gli edifici murari storici sono il "materiale" con cui son fatti i centri storici e costituiscono la tipologia edilizia maggiormente coinvolta dai danni provocati dal sisma. Il Comitato tecnico-scientifico istituito a supporto della Struttura Commissariale avrebbe dovuto fare maggior tesoro dell'esperienza sui terremoti degli ultimi venti anni disponendo più adeguate e specifiche misure per la ricostruzione dei centri storici e dell'edilizia storica in generale.
Carattere tecnologico del progetto di restauro strutturale
La tecnologia della muratura tradizionale rappresenta nella diversità delle variabili il sistema costruttivo di sempre per eccellenza. Un sistema che sino ai primi decenni del secolo scorso non prevedeva cordoli in calcestruzzo armato; è questo il principale carattere strutturale che differenzia la muratura storica dalla moderna muratura dove i cordoli in calcestruzzo armato vengono realizzati contestualmente ai muri.I muri degli edifici storici sono invece costruiti senza soluzione di continuità dalle fondazioni al tetto seguendo una tessitura cellulare quadrangolare; è questa la struttura portante degli edifici storici. Nei confronti dei meccanismi strutturali della cellula muraria vanno evitati interventi discordanti onde evitare l'indebolimento della struttura. Ci sono materiali e tecniche come ad esempio l'impiego delle catene (in acciaio o materiali compositi) che agiscono coadiuvando i meccanismi resistenti propri della muratura storica; altri invece che le sono estranei cagionando irrigidimenti differenziati, come nel caso dei cordoli e solai in calcestruzzo armato. Tra gli anni settanta ed ottanta si è di fatto giunti ad attribuire un potere miracoloso alla pratica dell'inserimento nella muratura storica di cordoli e solai in calcestruzzo armato. Il calcestruzzo armato avrebbe rafforzato l'edificio per cui diffusamente e con disinvoltura si eliminavano i muri di spina e di controvento con evidente riferimento al mito all'open space delle strutture intelaiate.Palese dimostrazione di ignoranza nei riguardi della muratura storica tuttavia i calcoli erano lì a dimostrare la bontà dell'intervento. Qualsivoglia intervento di carattere strutturale nell'edilizia storica minore richiede di mettere al centro la conoscenza della muratura nella comprensione del suo funzionamento meccanico individuandone i punti di forza e di debolezza (C.Carocci.C.Tocci). Ad esempio nei casi di muratura che si disgrega e negli spanciamenti rilevanti è quasi sempre opportuno intervenire attraverso lo smontaggio ed il rimontaggio dei muri. Partire dalla muratura significa valutare la qualità degli ammorsamenti tra i muri (tessuto dell'edificio) e tra i conci costituenti ogni singolo muro. Il progetto di restauro strutturale (miglioramento sismico,etc) torna così a costituirsi primariamente un progetto di carattere tecnologico che mira ad ottenere complessivamente ed in ogni singola parte la necessaria qualità muraria.
Progetto e verifica
La verifica numerica riguarderà l'impianto murario nella sua interezza ed in ciascuna sua porzione valutando la capacità della cellula muraria di resistere alle spinte verticali e segnatamente a quelle orizzontali dovute al sisma. La strumentazione analitica e matematica è quella di sempre; verifica a compressione e a ribaltamento nell'ambito dei sistemi continui di carattere cellulare. Non si può ridurre un edificio murario storico ad un telaio equivalente, è questa una astrazione foriera di errori. Similmente alla esecuzione la progettazione dell'intervento strutturale sulla muratura storica richiede un approccio di carattere artigianale dove a prevalere siano le scelte dettate dalla conoscenza piuttosto che quelle derivanti dai modelli matematici; questi ultimi sempre limitati rispetto all'imprevedibilità delle variabili in gioco.I solai della muratura storica non sostengono i muri;niente a che vedere con i solai delle strutture intelaiate. I nuovi solai in legno ancorati ai muri attraverso gli opportuni dispositivi metallici (cordoli metallici) garantiscono una distribuzione sufficientemente uniforme delle spinte. Tuttavia la scatolarità della muratura storica riguarda i quattro muri costituenti la cellula muraria non i solai che sono portati.Un assunto che corrisponde alla realtà a vantaggio della sicurezza rispetto ad una scatolarità male intesa.Nella muratura storica è l'apparecchiatura muraria a costituirsi struttura portante principale;quella che regge tutto.La verifica sui muri misura la capacità di resistenza di questi a fronte della spinta orizzontale provocata dai solai;una resistenza che può essere incrementata con l'ausilio delle catene.L'efficacia delle catene è subordinata alla qualità muraria di cui il monolitismo costituisce aspetto fondamentale. A seguito dei terremoti - similmente ad un collaudo – è possibile valutare con sufficiente attendibilità la capacità monolitica dei muri. L'ottenimento di un adeguata qualità della cellula muraria in relazione ad ogni specifico caso è dunque la prima condizione di ogni intervento di restauro strutturale nell'edilizia storica minore. Il ripristino e le opportune reintegrazioni hanno costituito da sempre fondamentale metodologia di intervento atta ad ottenere la necessaria resistenza muraria; principale garanzia di sicurezza dell'edilizia storica minore.
arch.Claudio Mecozzi